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Manoscritti sconosciuto dell'ANONIMO ARIMINENSE (XV secolo) riappaiono dalla notte dei tempi.

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Anonimo Ariminense  ANONIMO ARIMINENSE, Maxime liberte, XV sec.

"A modo ardito di Pietro Aretino

che di cazzi e di Potte gran dottore

fu definito a suo piacer, Divino

delle Italiche corti rimatore

 

Anche noi ragioniam di potte e cazzi

e ci apprestiamo a darvi accorgimento

che quivi raccogliam a grossi mazzi

tutte le perle del Rinascimento!

 

E tu lettor gentil che a tal rimare

Arricci il naso fino e scoti il capo

Gira le terra e più non ci accasciare!"

 

"Breve biografia dell’Anonimo Ariminense"

tratto da Viaggio In Terrae Sanctae (1458), Thefactory per gruppo l'Espresso Spa, Italia, 2016 pp.10-11 [ISBN 9788892315976]


       Nulla sappiamo dell’ANONIMO ARIMINENSE e quel poco lo si desume dalla sua opera VIAGGIO IN TERRAE SANCTAE (1458). Non abbiamo citazioni di altri autori e sembra che lo stesso sia stato volutamente cancellato dalla storia come portatore di chissà quale pestilenza.

      Nacque a Rimini ove per sua stessa ammissione passò tutta la sua fanciullezza, precisamente nel quartiere del borgo Sant’Andrea fuori le mura di Porta Montanara

«Vi lascio immaginar gioia interiore

qual giovine pulzella virginale

che si manifestò con batticore

quando giungemmo al mio locho natale

 nel borgo Sant’Andrea fore le mura

da porta montanara non distante

cullato da Virginia, con premura

mia nonna, quando ancora ero lattante».

       Si sa che la nonna si chiamava Virginia e il cognome della madre doveva essere Sartini, considerata la dedica allo zio materno

 «Poscia quindi omaggiar con far sincero,

colui che diè conforto a tanta impresa,

Messer Piero Sartini mio parente,

già frate di mia madre e ben tornito,

di lettere goliarde et eloquentia,

messer gaudente correttor di bozze,

del cui incoraggiamento inver mi vanto»

 Nacque sicuramente nella prima metà del XV secolo se dovette raccogliere le spoglie di Roberto da Sanseverino nel 1487

 «Con umiltate e amor composi spoglie

e le riposi nel duomo di Trento

affranto dal dolor che ancor mi coglie

presente all’ultïmo suo sacramento»

       Non è chiaro per quale motivo, quando e come, si trovò alla corte del gran duca di Milano Francesco Sforza al servizio di Roberto da Sanseverino

 «Non so per quale scherzo del destino

mi ritrovai partecipe alle gesta

di Ser Roberto da Sanseverino

e non di Sigismondo Malatesta

 del qual tra l’altro fui concittadino

nativo Ariminense poi migrante

in terre del signore meneghino

a nostalgia e rimpianti mai curante».

 ma è certo che deve essere stato per motivi politici visto il temperamento del nostro

«Fui suo amministrator fido famiglio

e ancorché fossi d’altra condizione

mi risparmiò sovente dall’esilio

quando fui sospettato d’eversione»

       In quanto a cultura il nostro appare, per l’epoca, solido e ben tornito e di una spiccata vivacità enciclopedica. Potente sembra sia stato l’influsso di Luigi Pulci, venuto anch’egli in contatto con l’Anonimo alla corte del Sanseverino nel 1470 così come ripreso dal nostro nel ringraziamento iniziale

«Ringrazio tosto il mio amico fratello,

Luigi Pulci anch’ei al soldo del sire,

che si compiacque di questo libello,

fornendo buon consiglio et sanza ardire».

       Morì a Rimini, presumibilmente alla fine del XV secolo, sicuramente dopo aver raccolto le spoglie del Sanseverino nel 1487

 «Già vecchio mi decisi a dimorare

appresso ai lidi della mia puerizia

giunse la fine del peregrinare

e riposai le membra con blandizia

godendo li risparmi d’una vita

accantonati con abnegazione

serbando la memoria avita e ardita

di chi per me fu patre e non padrone».

"Luigi Pulci e l’Anonimo Ariminense"

tratto da La Conjura de' Baroni, (In corso di pubblicazione)

Come sappiamo dalle notizie autobiografiche, l’Anonimo Ariminense entrò in contatto con il dotto umanista. Nulla sappiamo sul dove e quando e pertanto proviamo a ipotizzare alcune ragionevoli congetture.

Luigi Pulci conobbe Roberto da SAnseverino tramite Lorenzo il Magnifico che, come noto, fu suo mecenate e attivo protettore. Fu sicuramente dal 1473 al 1484 (anno della morte dell’umanista), periodo in cui il Pulci fu al servizio del sire meneghino, che il nostro Anonimo Ariminense ne subì l’influsso letterario:

 “Ringrazio infine qual fusse un fratello

Luigi Pulci anch’ei al soldo del Sire

che si compiacque di questo libello

fornendo buon consiglio et sanza ardire” [1]

 L’amicizia tra i due doveva risalire però, sempre se teniamo fede alle parole dell’Anonimo Ariminense, almeno al 1458 anno in cui il nostro autore accettò l’ingaggio da Roberto da Sanseverino per il Viaggio in Terra Santa su raccomandazione dello stesso Luigi Pulci:

 “Fu infatti il Pulci frate mio germano

Che già al servizio di cotanto sire

Adoperossi per darmi una mano

Con dignitate et sanza impietosire”

  Ne consegue, per proprietà transitiva, che Luigi Pulci doveva già essere in stretta confidenza con Roberto da Sanseverino se poteva arrischiarsi di garantire liberamente per un terzo.

Non dimentichiamo inoltre che Luigi Pulci doveva essere intimo con la stessa Signoria dei Malatesta, tanto da avere la compiacenza di citare la casata nella sua opere La Giostra, LXXIV

 "E poi, di dietro a questo, era un drappello di burïassi:

il fedele Ulivieri e Strozzo degli Strozzi e 'l suo fratello

e Antonio Boscol sopra un bel corsieri,

Bernardo Bon, Malatesta e 'l Ciampello,

Giovenco suo che 'l servia volentieri;

e di velluto paonazzo questi

havevon gonnellin' pel mestier lesti." [2]

e prevedere, nella lettera a Lorenzo il Magnifico del 27 aprile 1465: “sia felice et presto il tuo tornare, ch'io farò ... a Roma, Lorenzo, accompagnato da Gentile Becchi e Roberto Malatesta”.

Luigi Pulci rifiutò nel 1481 l'ufficio di capitano di Val di Lugano, feudo che il Sanseverino ebbe con altri dal duca di Milano.

Nel 1484, quando Roberto da Sanseverino era al soldo della Serenissima, doveva trovarsi per chissà quale motivo a Padova, dove morì tra l'ottobre e il novembre seppellito da eretico, a lume spento e in terra sconsacrata. Nel 1494 Savonarola citò il Morgante quale esempio di libro scellerato da gettare nei roghi purificatori, e nel 1559, in piena età della Controriforma, tutta l'opera poetica di Luigi Pulci sarebbe stata inclusa nell'Indice dei libri proibiti voluto dal papa Paolo IV.

Non riteniamo dilungarci troppo sulle motivazioni che possono essere state alla base di un’amicizia così sentita tra l’Anonimo Ariminense e Luigi Pulci. L’indole per così dire anticonformista dei due personaggi spiega più di un intero trattato.

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[1] Anonimo Ariminense, Viaggio in Terrae Sanctae, Op.Cit. p.20

[2] Luigi Pulci, La Giostra, LXXXIV

Book Parade libri

In questo spazio puoi trovare una classifica mensile dei libri in uscita. Ogni libro è corredato di una piccola scheda di commento.

  1. De Luca Erri, Il giorno prima della felicità, Feltrinelli
  2. Faletti Giorgio, Un nuovo thriller, Baldini Castoldi & Dalai
  3. Levi Montalcini Rita, La sfida delle donne, Rizzoli